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Provincia "Maria Mediatrice"
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Roma, 10 aprile 2020

Carissimi, vi scrivo questa breve lettera ormai alle soglie di questa Pasqua così inedita per molte Chiese. Innanzi tutto desiderio ringraziarvi tutti e ciascuno per il bene che avete fatto, per la consolazione che avete donato, per la speranza e il coraggio che avete sostenuto. Il Padre, che vede nel segreto, saprà come far germogliare sempre meglio in voi i semi del Regno, sia adesso, sia nel mondo che verrà.

Sarà una Pasqua da vivere in tempo di carestia. E la carestia richiede occhi che sappiano vedere lì dove molti non riescono a vedere. Occhi che sappiano accogliere la sfida della penitenza, la sfida della conversione. A La Salette, la “Bella Signora” ha detto: «faranno penitenza con la carestia». E per evitare che questa profezia fosse mal capita, ha poi ricordato a Massimino cosa era accaduto nella terra di Coin. Lì, un padre, dopo aver visto il grano cadere in polvere, non ha tenuto per sé il pane che aveva, ma spontaneamente, senza esserne richiesto, lo ha dato a suo figlio: «prendi, figlio mio, mangia il pane».

La sfida della penitenza sta nel ritrovare la presenza degli altri accanto a me non come estranei, ma come familiari, membra vive della medesima casa: la casa di Dio, dove c’è spazio per tutti perché è il Cristo ad averlo preparato. La sfida della conversione sta nel riconoscere il pane di cui i miei familiari hanno bisogno: il pane che Dio ha messo nelle mie mani e nel mio cuore perché lo possa distribuire, anche se è poca cosa.

Guardare l’altro come un familiare della medesima casa, vedere e condividere il pane di cui ha bisogno: questi sono gli occhi capaci di abitare la carestia come penitenza e conversione. Gli occhi che adempiono la profezia della “Bella Signora”. Sono gli occhi che sanno celebrare e vivere la Pasqua in tempo di carestia. Sono gli occhi di cui ci sarà bisogno nel momento in cui tutti saremo chiamati a fare la nostra parte per seminare i semi del Regno, una volta passato il tempo della carestia ma non il suo significato, consegnato nelle mani e nelle menti di chi avrà visto lì dove molti non saranno riusciti a vedere.

Ci ottenga il dono di tali occhi la “Bella Signora”, colei che non ha mai rinunciato a vedere i familiari di Dio e il pane di cui avevano bisogno; e che ancora oggi condivide con la Chiesa e, in lei, con noi, il suo sguardo, lo sguardo in cui brilla, per opera dello Spirito, lo sguardo di Dio sul mondo e sull’umanità: il suo Figlio risorto.

Santa Pasqua a tutti voi, alle vostre comunità, alla gente in mezzo a cui vivete.

P. Gian Matteo Roggio, ms

Superiore Provinciale

Pubblicato in Vita Parrocchiale

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