ciò vuol dire che ella ha già ricevuto per grazia e come primizia dell’intera umanità il dono ultimo della resurrezione della carne. Un’affermazione tanto più forte quanto ancora drammaticamente presente è il ricordo dei milioni e milioni di essere umani umiliati, violentati e uccisi nel loro corpo da quella grande follia collettiva che è stata la seconda guerra mondiale. Se fino ad allora la vita umana valeva in forza dell’appartenenza ad una razza, ad un’ideologia, alla sua capacità di essere “carne da cannone”, Pio XII e la Chiesa, guardando a Maria glorificata nella sua carne come verità essenziale del messaggio evangelico, annunciano con coraggio e a voce alta che tali pensieri, insieme al lugubre corteo delle scelte politiche, economiche e culturali da essi promosso e nutrito, erano, sono e rimarranno un crimine contro l’umanità: un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Un peccato cui il Dio di Gesù Cristo risponde con l’atto di rispetto ultimo per ogni persona umana: la glorificazione di tutto il suo essere, anima e corpo. Essere consapevoli di tutto questo, per Pio XII e la Chiesa, significava porre le basi per l’autentica ricostruzione materiale, morale, civile, spirituale di quel mondo che, avendo rinnegato le sue origini e il suo spirito cristiani, aveva non solo provocato ma cercato la follia maligna della guerra, dei campi di sterminio, dei gulag, dell’asservimento della scienza e della tecnica alla violenza e al potere. La gloria di Maria, gloria di cui il Dio di Gesù Cristo l’aveva rivestita sin dalla sua concezione immacolata, diventava così la luce, l’esempio, il faro cui guardare per costruire un mondo diverso, pacificato e pacifico.
I Missionari di Nostra Signora de La Salette, che nel loro DNA portavano e portano il ricordo della gloria di Maria, della sua luce materna, della sua sollecitudine per tutti i figli e le figlie che il Cristo stesso, nella persona dell’apostolo Giovanni, le ha affidato nella Pasqua, vollero quindi rinnovare la loro fedeltà alla Chiesa dedicandosi anima e corpo a far conoscere la Madre di Gesù a un mondo ormai posto davanti a un bivio e a una scelta decisivi e non più posticipabili: l’arma atomica, frutto perverso della guerra da poco terminata, aveva infatti cambiato per sempre il corso della storia, perché con essa il genere umano può decretare la sua propria estinzione e la fine dello stesso pianeta Terra, anche oggi.
Se conoscere Maria significava e significa conoscere quel che il Dio di Gesù Cristo vuole realizzare con l’umanità; se conoscere Maria significava e significa conoscere la maestà e la grandezza di Dio, che si ergono nella loro santità a perenne requisitoria contro il male, il peccato, il Maligno; allora questa conoscenza diventa un imperativo per tutto il popolo di Dio e deve essere perseguita con tutti i mezzi a disposizione.
Con il santo nome di Maria sulle labbra e nel cuore, la Chiesa intera può e deve diventare il motore di questo mondo nuovo: una casa di cui possono e debbono sentirsi familiari tutto coloro che cercano la pace, la verità, la giustizia; una casa dove con chiarezza sia detto quel che è giusto e quel che è sbagliato; una casa in cui la santità, la maestà e la grandezza di Dio siano altrettanto chiaramente percepibili e sperimentabili; una casa impossibile da confondere con le false dimore offerte dagli altrettanto falsi profeti sparsi nel mondo; una casa in cui la requisitoria di Dio contro il male, il peccato e il Maligno sia perennemente presente e annunciata; una casa in cui il grande e sommo sacerdote della fede cristiana, Gesù, possa celebrare il sacrificio redentore della sua Pasqua.
La nostra Chiesa nasce così: sin nella sua forma e nella sua architettura, essa deve essere il segno visibile della gloria di Maria; della santità, della grandezza e della maestà del Dio Altissimo; della volontà di costruire un mondo pacifico e pacificato riconducendo alla signoria di Cristo tutte le conquiste offerte dal progresso tecnico e scientifico. Nella sua grandezza, essa deve essere la casa capace di accogliere tutti coloro che cercano la pace, la verità e la giustizia. Nella sua essenzialità, essa deve essere il luogo in cui risuona con chiarezza l’annuncio di quel che è giusto e di quel che è sbagliato.
Incutendo il senso della piccolezza e della necessità di “salire” a Dio, essa ammonisce duramente chi intende “farsi grande” scegliendo il peccato e, a causa di questa stessa scelta, “discende” negli inferi, regno del Maligno, prolungando così i tormenti del Cristo crocifisso e i dolori della sua santa Madre. Opera dei Missionari di Nostra Signora de La Salette, del frutto del loro lavoro nel mondo intero, così come della generosità e della riconoscenza di tutte le comunità e i cristiani raggiunti dal loro servizio, essa vuole essere il segno tangibile della venerazione e dell’amore per Colei che si era mostrata, nello splendore della sua gloria materna, a Massimino e Melania, il 19 settembre 1846 sulle Alpi francesi del comune de La Salette, per richiamare tutti, nessuno escluso, alla Legge di Dio; segno tangibile che si richiama idealmente allo stesso santuario costruito sul luogo dell’apparizione per volontà di colui cui si deve l’autenticazione dell’apparizione stessa e la fondazione dei Missionari di Nostra Signora de La Salette, il vescovo di Grenoble Philibert de Bruillard.
Costruita a Roma, a poca distanza dalla Basilica di San Pietro, essa testimonia l’assoluta e indiscutibile obbedienza al Romano Pontefice, ai suoi insegnamenti, al suo magistero, alla sua stessa persona che gode del dono e del privilegio dell’infallibilità quando agisce quale supremo Pastore e Maestro della Chiesa universale per definire i fondamenti irrinunciabili della fede cristiana.
Infine, anche lo stesso terreno acquistato dalla Congregazione per la costruzione della chiesa dice qualcosa di tutti questi impegni: sito accanto alla curia generalizia dei Missionari de La Salette, la maggior parte di esso era di proprietà della famiglia Hausman, famiglia di origine tedesca che ha avuto parenti caduti, e per questo decorati, nel corso della prima guerra mondiale proprio sul fronte italiano; la scelta di tale terreno per la costruzione della chiesa era quindi un segno della riconciliazione possibile tra le nazioni, nel nome di Maria, invocata a La Salette come “Riconciliatrice dei peccatori”; un segno visibile di ciò che Roma, quale centro della cristianità universale, può e deve offrire al mondo bisognoso di pace e di riconciliazione.
I primi progetti della nostra chiesa risalgono al 1954, l’anno mariano indetto da Pio XII per onorare il centenario della definizione dogmatica della concezione immacolata di Maria, preservata dal peccato per poter essere Madre del Figlio di Dio incarnato, Madre di tutti i fedeli, Madre dell’intera umanità. Gli architetti incaricati del progetto sono Ennio Canino e sua moglie, Viviana Rizzi.
I lavori preparatori alla sua costruzione iniziano ai primi di maggio del 1957. La parrocchia, dedicata a “Nostra Signora de La Salette”, ottiene il riconoscimento giuridico da parte dello Stato Italiano con l’apposito decreto del Presidente della Repubblica il 3 marzo del 1959.
L’attività pastorale inizia ufficialmente il 27 dicembre 1960 alla presenza dell’allora arcivescovo vicegerente di Roma, Ettore Cunial, e del cancelliere della diocesi, Vincenzo Frazzano. L’imponente costruzione della chiesa e del campanile termina nel 1965. Sono passati, da allora, cinquant’anni. Due papi hanno incontrato la nostra comunità: il beato Paolo VI, nel 1964; san Giovanni Paolo II, nel 1980.
Il mondo e la Chiesa stessa, grazie all’esperienza pentecostale del Concilio Vaticano II, sono profondamente cambiati. L’esigenza della pace, della riconciliazione, della giustizia, della testimonianza del Vangelo rimangono, invece, in tutta la loro urgenza, anzi drammaticamente rilanciati dagli avvenimenti di questi giorni. Il nostro piccolo giubileo parrocchiale si chiude nel momento in cui si è aperto il grande giubileo ecclesiale della Misericordia, voluto da papa Francesco. Santa Maria rimane colei che accompagna tutti coloro che riceve dallo Spirito come figli e figlie alla Porta della Giustizia che è il suo Figlio, Gesù Cristo. La Chiesa non è diventata la grande Maestra seguita dai popoli, ma il piccolo gregge che serve umilmente il Signore nelle periferie del mondo, consapevole di dover chiedere lei stessa misericordia e perdono per i suoi peccati non solo a Dio, ma anche agli uomini. Sono le vie che la Provvidenza ha aperto e apre oggi a chi la accoglie. A La Salette, nel 1846, Maria insegnò a Massimino e Melania a riconoscere le vie di Dio, le vie di Cristo, le vie della Chiesa in quel determinato momento della storia.
Oggi, nel 2015, continua a farlo con noi, in questa chiesa e in questa comunità. Siamole grati per la sollecitudine che ha per ciascuno di noi. E, soprattutto, facciamo tesoro della sua presenza e del suo insegnamento materno. È un grande dono che ci viene fatto. Non buttiamolo fuori delle nostre case e delle nostre vite.
P. Gian Matteo Roggio MS
I Parroci
P. Francesco Molinari | 1957 - 1961 |
P. Carmine Savinelli | 1961 - 1962 |
P. Macario Caterini | 1962 - 1968 |
P. Pietro Molinari | 1968 - 1980 |
P. Franco Zimbardi | 1980 - 1984 |
P. Silvano Marisa | 1984 - 1989 |
P. Giovanni Calami | 1989 - 1993 |
P. Celeste Cerroni | 1993 - 1998 |
P. Enzo Procacci | 1998 - 2004 |
P. Gian Matteo Roggio | 2004 - 2007 |
P. Bruno Stefanelli | 2007 - 2015 |
P. Henryk Przeździecki | 2015 - 2018 |
P. Stanislao Rogala | 2018 - 2021 |
P. Adriano Elias | 2021 |