La liturgia di questa II domenica dopo Natale ci invita ad approfondire il significato della festa del Natale contemplando l'incarnazione, l'umanizzazione di Dio nel Figlio unigenito.
La prima lettura tratta dal libro del Siracide esalta la "sapienza divina" e la relazione che intercorre tra Dio e il creato, opera delle sue mani. Parla del viaggio che ha compiuto per porre la sua dimora tra gli uomini: "fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele".
La seconda lettura tratta dalla lettera agli Efesini, Paolo nella prima parte, in armonia con il Siracide e il Salmista, effonde il suo canto di benedizione nell'inno di ringraziamento a Dio, che "ci ha benedetti" in Cristo Gesù e per mezzo di Lui ci ha predestinati ad essere "figli adottivi" del Padre suo. Nella seconda parte, Paolo parla ai fedeli dei propri sentimenti di gratitudine a Dio nei loro riguardi e del contenuto della sua incessante preghiera perche migliorino nella conoscenza pratica dei doni concessi da Dio in Cristo.
Nel Vangelo di Giovanni, l’evangelista nel suo mirabile prologo, ci apre al mistero dell’incarnazione: il Verbo di Dio si è manifestato in Cristo. Tutti hanno potuto vederlo, sentirlo parlare del Padre con parole umane e addirittura toccarlo. Ma non tutti l’hanno accolto.