GLI ABITI DI GESU’
Gesù sembra non curarsi molto dell’abbigliamento infatti, in quella bellissima esortazione ad abbandonarsi alla Provvidenza, esorta i suoi discepoli a non preoccuparsi di ciò che indosseranno ma a guardare la bellezza dei gigli del campo che Dio veste meglio di quanto fossero i vestiti dello stesso Re Salomone (Cfr. Mt. 6,28-30). Invece i Vangeli ci parlano degli abiti di Gesù, a partire dalle fasce in cui fu avvolto alla nascita da sua Madre; sappiamo del suo mantello e della sua tunica. Gli abitanti di Gennèsaret corrono per toccare il mantello di Gesù e Matteo riferisce che “quanti lo toccarono furono guariti” (Mt. 14,25) e, anche la timida emorroissa, per aver toccato con fede il mantello di Gesù, è risanata.
Gesù, però, depone le vesti e si cinge con un asciugamano a mò di grembiule per poter meglio lavare i piedi ai discepoli. Anche la Vergine che appare a La Salette indossa un grembiule. Il Grembiule è simbolo di amore e di servizio, è un’ efficace immagine dell’esercizio delle Opere di Misericordia.
I soldati, nel Pretorio, spogliano Gesù e gli fanno indossare un mantello scarlatto, gli pongono sul capo una corona di spine per deriderlo, gli rimettono le sue vesti e lo conducono alla crocifissione. Arrivato sul Gòlgota, Gesù “fu spogliato delle sue vesti” come ce lo ricorda la X Stazione del pio esercizio della Via Crucis.
“I soldati, quando ebbero crocefisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato... e tirarono a sorte la tunica perché era senza cuciture” (Gv. 19,23-24).
Gesù muore nudo. Nudi venivano venduti gli schiavi, nudi avviati i deportati alle camere a gas.
VESTIRSI
Saggiamente Giobbe dice (1,21) “nudo uscii dal grembo di mia madre e nudo vi tornerò”. Tutti, nell’arco della vita, ci dobbiamo vestire. Questo bisogno è passato dall’essere una necessità naturale al diventare, non solo una necessità sociale, ma anche un’espressione culturale. Ai nostri giorni è diventato un vero e proprio status symbol, cioè un mezzo per dimostrare il proprio decoro e la propria condizione.
Per apparire riempiamo i nostri armadi e, per aggiornarci agli ultimi dettami della moda, siamo disposti a qualsiasi sacrificio. Moda che spesso, più che mirare all’eleganza, stimola all’esibizione e certo non invoglia alla sobrietà ed alla modestia. Molte volte si ha l’impressione che l’umanità abbia perso il senso del pudore e che non abbia più rispetto per sé e per gli altri, insomma che “non provi più vergogna”. Pensiamo agli spettacoli televisivi ed agli spot pubblicitari dove non si perde occasione per mostrare corpi più o meno vestiti. Per non vedere le nudità del loro padre Noè, Sem e Jafet camminarono all’indietro e con il loro mantello lo coprirono.
Lodiamo e ringraziamo sempre il Signore per il meraviglioso corpo che ci ha dato: capolavoro di perfezione estetica e funzionale. Proprio per questa “perfezione” cerchiamo di curarlo, custodirlo, rispettarlo ed onorarlo con vestiti che...vestano.
SAN MARTINO
Quando pensiamo a questa Opera di Misericordia, ricordiamo la storia di San Martino di Tours che taglia a metà il suo mantello per darlo ad un povero infreddolito, rivelatosi poi Gesù. Quanti “straccioni” vestiti di “stracci” dormono sulle panchine dei viali; in genere sono assistiti dai tanti e valorosi volontari della Caritas o di altre associazioni ed enti filantropici. Purtroppo qualche nostro fratello “senza fissa dimora” la mattina è trovato morto: ad ucciderlo è stato non solo il rigore della notte ma anche il gelo della solitudine, della mancanza di affetto, del non sentirsi amato e dell’avere nessuno da amare.
Quando facciamo il “cambio di stagione” evitiamo di regalare indumenti eccessivamente logori. Cerchiamo, con questo nostro gesto, di aiutare le persone a riappropriarsi della loro dignità di uomini e donne amati da quel Cristo che un giorno ci dirà: “Ero nudo e mi hai vestito”.
Acquistiamo con giusto criterio abiti ed accessori costosi e griffati che probabilmente useremo per poco tempo e pensiamo a quello che ha detto una grande maestra dell’arte del vestire Coco Chanel “La moda è quella cosa che passa di moda”.... mentre la carità è eterna.
I Laici Salettini
Si ringrazia Famiglia Luce Sia per la foto