CHI SONO I PELLEGRINI
Se facciamo riferimento a quanto Dio Creatore dice “La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri ed ospiti” (Lev 25,23), ne deduciamo che siamo tutti pellegrini in cammino, ognuno con la propria storia verso la casa del Padre. Siamo tutti ospiti del genere umano e per tanto ciascuno si deve impegnare a realizzare la propria umanità accogliendo l’umanità dell’altro.
Alloggiare i viandanti era fondamentale nel tempo passato quando penitenti, mercanti e pellegrini si muovevano a piedi per raggiungere i più famosi luoghi di spiritualità. Le principali vie che conducevano a Santiago e a Roma erano costellate di ospizi che avevano il preciso dovere di accogliere i pellegrini e curarli finché fossero in grado di riprendere il cammino. Oggi i pellegrini viaggiano su comodi pullman ed alloggiano in confortevoli hotel, si parla allora di turismo religioso. Benedetto questo modo di viaggiare che permette a molte persone di visitare santuari famosi, di pregare e di ritemprarsi.
ACCOGLIERE I FORESTIERI
Papa Francesco aggiorna questa opera di misericordia chiamandola “accogliere i forestieri” riferendosi a questa drammatica migrazione alla quale stiamo assistendo e, in molteplici modi, anche coinvolti.
Analizziamo i termini che usa: chi è il forestiero? E’ colui che sta fuori. Domandiamoci allora da che cosa: dalla nostra casa?; dalla cerchia dei nostri amici e parenti?; dalla nostra nazione o dalla nostra comunità europea?. E’ forestiero chi ha un credo religioso o politico diverso, un tipo di cultura e di educazione differente dal nostro?... La lista delle domande potrebbe continuare ancora per molto. Ci rendiamo conto, allora, di quanti “distinguo” facciamo nei confronti del nostro prossimo! Quanta presunzione c’è nel considerare il forestiero un colpevole di non essere come noi che, barricati nella nostra sicurezza, gli siamo indifferenti e non gli usiamo “misericordia”. Ne consegue che finché non lo invitiamo “ad entrare”, per noi, rimarrà sempre un forestiero.
ACCOGLIERE
Probabilmente la prima cosa che dobbiamo fare per accogliere è superare la diffidenza. Le nostre case hanno porte blindate e, quando qualcuno bussa, prima di aprire, chiediamo chi è. Non ci fidiamo nemmeno di chi ci chiama e, solo se lo riteniamo opportuno, rispondiamo.
Accogliere è: superare i pregiudizi ed i luoghi comuni ed avere il coraggio di lasciarci disturbare dall’ospite inopportuno. Nella lingua italiana la parola “ospite” ha due significati: è ospite chi accoglie ed è ospite chi è accolto forse a significare che tra i due ci deve essere un’intesa, un dialogo.
Accogliere è: ascoltare con umiltà e discrezione rispettando i valori dell’altrui cultura senza sminuire la propria, aiutando il forestiero, per esempio, ad imparare la lingua del paese che lo ospita e a conoscerne le leggi e le usanze.
Accogliere è: passare dall’indifferenza all’attenzione. E’ rispettare la dignità altrui e difenderla quando viene offesa.
Accogliere è: con-dividere, è fare com-unione, è accettare la differenza come un dono.
Probabilmente tutti noi abbiamo questi buoni sentimenti nei confronti dei forestieri, ma che fare? Lo dice papa Francesco il 16 Aprile 2016 a Lesvos “Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà …. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte …. Bisogna contrastare con fermezza la prolificazione ed il traffico delle armi …. Vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza”. Prosegue dicendo “Gesù si è fatto nostro servo e col suo servizio di amore ha salvato il mondo … Solo chi serve con amore costruisce la pace … Superando la spessa coltre di indifferenza che annebbia le menti ed i cuori”.
“L’accoglienza purtroppo non basta: occorre l’integrazione” come ammonisce il cardinale Bagnasco, presidente della CEI.
E’ evidente che è necessario un possente aiuto della Divina Provvidenza, che non dobbiamo mai cessare di invocare, perché le numerose testimonianze di generosità e buona volontà non bastano. Occorre un serio e comunitario impegno politico non solo per “costruire ponti” ma case, scuole, ospedali, creare posti di lavoro e tutto ciò che consente una vita dignitosa. Noi “privati”, oltre a pregare possiamo fare poco, ma questo non ci dispensa dall’impiegarci al massimo per aiutare i tanti forestieri che incontriamo ogni giorno. Madre Teresa di Calcutta diceva “Una piccola goccia versata nell’oceano arricchisce l’oceano”.
Laici Salettini
Si ringrazia l'Associazione Insieme per le foto