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Ago 30, 2018

Insegnare agli ignoranti

Anche questa Opera di Misericordia si presenta come un’azione reversibile, infatti si può insegnare solo se ci è stato insegnato. Un detto popolare romanesco ricorda che “nessuno nasce imparato”, a sottolineare che tutti dobbiamo imparare. Il salmo 78, 3-7 aggiunge che non solo dobbiamo imparare ma dobbiamo anche insegnare: “Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, e i figli che nasceranno”. Il salmista esplicitamente ci ricorda che i primi insegnanti sono i genitori che hanno il compito di educare i figli; sono loro i veri maestri che hanno il diritto-dovere, nonché la responsabilità, della crescita spirituale e morale dei figli seguendo gli insegnamenti della Chiesa.
Gli Apostoli, poi, hanno ricevuto espressamente da Gesù il compito di insegnare:Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mt 16, 15-16). Anche la Vergine a La Salette, al termine del suo Messaggio, dice: “Andate e fatelo conoscere a tutto il mio popolo”. San Paolo scrive: “Per me evangelizzare è un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo”. (1° Cor 9,16). Questo mandato missionario diventa per ogni cristiano vocazione essenziale, e non solo compito di alcuni specializzati. “Tutta la Chiesa è missionaria e l’opera evangelizzatrice è dovere fondamentale del popolo di Dio” (Conc. Vat. II°).

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IGNORANTE

L’ ignorante è colui che manca di conoscenza, che non ha informazioni su un fatto o un avvenimento o ne ha una percezione sbagliata: manca quindi di istruzione, è privo di cultura.
Questa carenza, probabilmente, non dipende da lui ma può portare forme di depauperamento con conseguenti frustrazioni ed emarginazioni. Pensiamo alla piaga dell’analfabetismo che ancora colpisce molte popolazioni. Secondo le ultime statistiche dell’UNESCO, l’82% della popolazione mondiale è alfabetizzata, ma vi sono ancora 800 milioni di analfabeti, di cui 2/3 sono donne, (senza contare l’analfabetismo di ritorno). La soluzione di questo problema è puramente politica.
Tralasciamo tutto ciò che riguarda lo scibile umano e parliamo solo dell’ignoranza religiosa, cioè di ciò che riguarda la nostra fede. San Girolamo diceva che ”l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Dio”. Viviamo in una società sempre più secolarizzata dove, per riconoscere il potere dell’uomo, si finisce col fare a meno di Dio e, addirittura col negarne l’esistenza. L’uomo di oggi crede di conoscere tutto, è andato sulla luna ma non è riuscito ancora e sapere perché è sulla terra e che cosa ci sta a fare!!!
Fra gli studenti c’è l’uso di dividere gli ignoranti in tre categorie: a) quelli che non sanno di non sapere; b) quelli che sanno di non sapere; c) quelli che credono di sapere ma non sanno. Forse a quest’ultima categoria appartengono molti di noi. Ci consola però il cardinale Nicolò Cusano, vissuto nella metà del 1400, che parla di dotta ignoranza: “Sapere di non sapere è l’unico modo umano di pensare a Dio”. La dotta o santa ignoranza consiste, quindi, nel prendere coscienza dei limiti umani e di riconoscere, con umiltà, che Dio è l’Essere Perfettissimo ed Infinito e da noi, imperfetti e limitati, mai raggiungibile. Continuiamo però a pregarLo perché ci mandi lo Spirito di Sapienza per illuminarci e farci conoscere la Sua volontà.

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INSEGNARE

La parola insegnare deriva dal latino e vuol dire “imprimere, lasciare un segno”. Ed è proprio il compito di chi insegna lasciare segni importanti, valori indelebili nell’animo dei discenti. Il Beato Papa Paolo VI° disse: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Infatti si insegna prima con l’esempio e con la testimonianza che con la parola. Insegnare non vuol dire solo trasmettere notizie ed informazioni ma è, soprattutto, promuovere un rapporto umano affettivo, significativo ed il più possibile personale. Chi insegna deve guardare negli occhi chi ascolta e, se è necessario, chinarsi al suo livello perché possa lui guardare i suoi occhi. La preoccupazione del docente non deve essere il quanto trasmetto ma a chi trasmetto, e come lo trasmetto adattando il linguaggio e le strategie didattiche allo scopo di facilitare i processi di apprendimento. Insegnare vuol dire condividere, non ritenersi superiori né tanto meno ostentare e crogiolarsi nel proprio sapere. Tutti possiamo insegnare, ma prima dobbiamo aver imparato ad amare e ad essere amati se vogliamo che sia veramente un’Opera di Misericordia, altrimenti è solo un …informare. Significativo è quello che dice San Bernardo: “C’è chi vuole conoscere solo per conoscere e lo fa per curiosità; chi vuole conoscere per essere conosciuto e lo fa per vanità; chi vuole conoscere per essere edificato e lo fa per saggezza; ma chi vuole conoscere per insegnare lo fa per carità”. Insegnare è donare, è un atto d’amore e di carità, che acquista maggior valore se fatto con umiltà, gioia e gratuitamente.

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GESU’ E’ IL MAESTRO

Gesù stesso si lascia chiamare Maestro: “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore e dite bene, perché lo sono” (Gv.13, 13). “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì” perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli ….. e non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo” (Mt.23, 8-10). Gesù inizia il suo ministero dopo il Battesimo ricevuto da Giovanni, quando lo Spirito Santo sotto forma di colomba viene su di Lui ed una voce dice “Questo è il Figlio mio, l’amato: in Lui ho posto il mio compiacimento”. Gesù sceglie i suoi discepoli e percorre la Palestina insegnando; nella sinagoga di Nazareth “si presenta“ ed annuncia il suo programma.
Gesù insegna con autorevolezza: Vi è stato detto ma IO vi dico … E’ estremamente conciso e si serve di parabole che propongono fatti concreti e che conclude con frasi lapidarie: Va e fa altrettanto … Gesù è un Maestro severo, non scende a compromessi e non patteggia: Guai a voi ricchi … Ma è anche estremamente dolce con i poveri, gli afflitti … E’ ironico con la Samaritana e misericordioso con l’adultera. Ma sa essere rigido e determinato: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro…
Gesù insegna con l’esempio: non cessa mai di pregare; dirà anche: Imparate da me che sono mite e umile di cuore. Dopo la “lavanda dei piedi” dice: Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate altrettanto. Ma, forse, la frase più significativa è: Non sono sceso dal cielo per fare la mia volontà ma la volontà di Colui che mi ha mandato (Gv 6,38) e lo ha fatto fino alla Croce. Gesù Maestro insegnaci ad imparare da Te.


Laici Salettini

 

 

 

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